“La vita: la si comprende guardando all’indietro, la si vive guardando in avanti”.

Kierkegar

 

“Ogni qualvolta viviamo un conflitto viene a crearsi uno spazio, un vuoto che isola ciascuno nel proprio vissuto. Vuoto che ognuno cerca disperatamente di colmare attraverso parole che restano prive di significato per colui al quale sono rivolte. Sono parole che in fondo ognuno dice per se stesso, dal momento che l’altro non può intenderle. I due monologhi si corrispondono ma ognuno di essi rimane isolato da un muro invalicabile”

Jaqueline Morineau

La mediazione è un luogo, uno spazio e un tempo per elaborare la propria vicenda separativa ed è finalizzata a un percorso relazionale e comunicativo dove una terza persona specificatamente formata viene sollecitata dai protagonisti stessi della vicenda per aiutarli a fronteggiare le riorganizzazioni familiari che si rendono necessarie in vista della separazione, nel rispetto delle normative esistenti nel quadro giuridico nazionale.

I professionisti della mediazione intervengono per ristabilire una comunicazione tra coniugi o ex coniugi al fine di pervenire ad un obiettivo concreto, la realizzazione di un progetto di organizzazione delle relazioni genitoriali e materiali dopo la dissoluzione della coppia coniugale finalizzata alla trasformazione in coppia genitoriale.

La mediazione familiare in materia di divorzio/separazione personale non è nè una consulenza legale, né una consulenza di coppia né una terapia dovendo per queste materie i protagonisti dell’evento separativo rivolgersi ad altri esperti.

Da quanto detto emerge che:

  1. la mediazione familiare si occupa di coppie impegnate nel processo di separazione/divorzio che vogliono raggiungere degli accordi tra loro liberamente condivisi che tengano conto dei bisogni morali e materiali di ciascun componente della famiglia
  2. gli accordi hanno come oggetto la riorganizzazione delle relazioni familiari, interrotte dal conflitto e la riapertura di un dialogo costruttivo in merito alle responsabilità genitoriali, ai turni di cura dei figli, ai modelli educativi che i genitori vogliono porre in essere, alle risorse economico finanziarie che serviranno a tutti i membri nella nuova riorganizzazione.
  3. la mediazione familiare si avvale di una o più persone terze qualificata secondo gli standard europei che prevedono una laurea in materie umanistiche, psicologiche o del diritto e che hanno frequentato un corso biennale di formazione come previsto in Italia dalla Norma Tecnica UNI 1164.

Tale professionista assumerà un ruolo indipendente dal sistema giudiziario, di equivicinanza rispetto alle parti coinvolte che li aiuterà a trovare quelle risorse necessarie a costruire degli accordi da loro voluti e ritenuti mutualmente accettabili nel rispetto delle normative vigenti, che tengano conto dei loro bisogni e interessi ricostruendo un clima di collaborazione basato su una nuova relazione, non più di coniugi, ma di genitori.

La famiglia infatti rappresenta un luogo dove i conflitti possono essere molto più difficili ed esasperati di quelli sperimentabili in altri contesti poiché proprio nella famiglia, luogo della massima intimità, ci è consentito di mostrare le parti più intime, più fragili e più vulnerabili del nostro io. All’interno di questo nucleo le relazioni affettive, i bisogni e punti di vista differenti possono condurre a dei comportamenti altamente conflittuali e, l’evento della separazione interrompe l’idea del progetto comune “io e te insieme per sempre” trasformandolo in “tu sei il responsabile del fallimento della nostra storia” e quando ci si separa ognuno si auto-conferma una narrazione che giustifica e conferma la propria posizione.

Rabbia, tristezza, biasimo nei confronti del partner, rivendicazioni e rancori sono i sentimenti che emergono con diversa intensità a seconda della fase separativa in cui ci si trova.
Nella crisi della relazione di coppia spesso si verifica una confusione in cui è difficile distinguere la fine del rapporto di partner e il permanere di loro come individui e come genitori. La difficoltà spesso sta proprio nel separare la storia coniugale dalla storia genitoriale. La conflittualità che li ha portati alla separazione si situa nel passato, mentre la genitorialità riguarda sia il presente che il futuro, motivo per cui è fondamentale per la salute emotiva dei figli e per evitare una “coazione a ripetere” interrompere questo circolo vizioso.

Spesso però le azioni passate e le dinamiche che la coppia ha perpetrato per lungo tempo sono difficili da interrompere, la sfiducia nell’altro, la disillusione, la paura di non essere compresi o giudicati fa si che la coppia non riesca a rompere lo schema del conflitto, ma anzi lo alimenti.

Ecco perché allora è importante la figura del terzo qualificato il mediatore familiare esperto nella negoziazione e nella gestione dei conflitti che sollecitato

dalle parti facilita la comunicazione e aiuta la coppia ad esercitare una comune responsabilità genitoriale, a collaborare ed elaborare un programma di separazione funzionale per se e per i figli attraverso soluzioni realistiche.
Il mediatore mette a disposizione il suo ruolo in modo imparziale e nella garanzia del segreto professionale in un setting specifico con l’obiettivo di far superare il conflitto “distruttivo” alla coppia che si sta separando ma che deve necessariamente rimanere unita nella comune responsabilità genitoriale.

Egli è quindi un facilitatore della comunicazione, non suggerisce soluzioni, mantiene l’attenzione al contesto e alla complessità del sistema famiglia, in atteggiamento di ascolto con l’obiettivo di offrire alle parti un a diversa configurazione dei problemi.

La mediazione familiare, sia che riguardi coppie coniugate in via di separazione legale, sia che riguardi coppie che vorrebbero trovare una nuova configurazione di relazione per potere rimanere unite, si basa sulla consapevolezza che il conflitto sia spesso inevitabile e che non possa essere eliminato ma possa essere trasformato in una opportunità di cambiamento. Il conflitto spesso non è altro che il sintomo di un equilibrio che non è più funzionale, di relazioni che necessitano di essere ridefinite, di regole che devono essere rinegoziate dandogli cosi la possibilità di potere essere ciò che veramente è un’occasione per aprire le porte a un cambiamento trasformazionale.

Alla mediazione e al mediatore è affidato il compito di aiutare i genitori coinvolti a diventare consapevoli che il disaccordo è solo la parte cosciente di altri sentimenti più profondi che emergono dall’interno e quanto questo malessere comporti il vivere quella relazione in termini di lotta, di vincita o di perdita. Il processo di mediazione assume su di se e porta a galla questa parte oscura del conflitto: il non detto. Solo a questo punto si può creare uno spazio per i figli perché ognuno può vedere l’altro come qualcuno da rispettare e su cui potere contare come genitore affidabile.

Gli interventi della mediazione si applicano in una triplice direzione:

  • il recupero della stima come genitore che apre la possibilità alla collaborazione e permette di guardare al futuro.
  • il concetto dell’autodeterminazione che porta in se anche quello di responsabilità e che consente alle persone di volere essere gli artefici dei propri accordi perché solo loro sono i migliori conoscitori dei loro problemi, bisogni e interessi.
  • Visione positiva e non colpevolizzante del conflitto il quale è considerato come forza dinamica che apporta verso il cambiamento.

 


Referente e supervisore del servizio di mediazione familiare : Dott.ssa M. Alice Trombara (criminologa, mediatore familiare, iscritta AIMEF : associazione italiana mediatori familiari)